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La Transizione

Lo sviluppo della pandemia del Covid-19 ha precipitato gli eventi di apertura di una nuova fase storica. Questa accelerazione ha suggerito al gruppo di Net Left di accelerare il processo di apertura di un luogo pubblico di dibattito relativo alla fase storico-politica che il mondo sta vivendo.

Da anni, intorno al 2013-14 dopo la fase di crisi che portò in Italia prima al governo Monti e poi, in rapida successione al governo Letta e poi a quello di Renzi, il gruppo di Net Left ragiona intorno alla messa a punto di una analisi di fase che abbiamo chiamato La Transizione. Già nel convegno del 2015, con centinaia di persone e quasi tutti i gruppi giovanili allora presenti a sinistra, iniziammo a portare avanti una riflessione che ci ha portato, in poco tempo, a mettere a punto un dibattito sulla qualità intrinseca di questa fase completamente inedita.

In questi anni, inoltre, abbiamo portato in giro per il paese un corso di formazione politica incentrato sulle caratteristiche peculiari del passaggio che stiamo attraversando.

Ora siamo pronti a lanciare un luogo di confronto teorico-politico che sarà articolato in alcune sezioni di intervento totalmente aperto al confronto nel merito delle analisi e delle proposte.

La linea editoriale della testata, che si chiamerà La Transizione, svilupperà la ricerca sul passaggio storico contemporaneo.

Le diverse linee direttrici delle trasformazioni in atto indicano vari campi d’indagine e una matrice comune: Le linee di rottura negli assetti delle società industriali novecenteschi.

Il passaggio della Transizione verso una nuova formazione economico-sociale si condensano per la spinta di diverse componenti e interessi che spingono verso tale esito.

La testata indagherà le trasformazioni, gli interessi, le logiche, delle varie componenti che si confrontano andando a scavare sul suo significato più generale: l’evoluzione della matrice di senso entro la quale si sviluppa La Transizione.

Al centro delle nostre indagini ci saranno le trasformazioni della produzione, i cambiamenti dei cicli economici per l’impatto del digitale, i cambiamenti delle forme del lavoro, le compatibilità delle attività umane sia legate all’alterazione dei cicli naturali sia all’intervento tecnologico sul ciclo evolutivo della vita, sia ai processi di trasformazione dell’intera sfera terrestre in mero ciclo produttivo – salute, cibo, materie prime, energia, cultura, ecc… -, i cambiamenti che sono intervenuti nel paradigma scientifico e i meccanismi di acquisizione e di trasferimento delle conoscenze, le trasformazioni delle istituzioni politiche, monetarie ed economiche, i cambiamenti nelle forme delle organizzazioni umane come i partiti, i sindacati, l’associazionismo, la rottura degli equilibri dei modelli di welfare costruiti intorno alla forma produttiva e del lavoro dell’era industriale.

Genetica, Robotica, Intelligenza Artificiale, Nanotecnologie si offrono o come nuove forme del dominio totale o come modalità di riorganizzazione del fare umano e della sua sostenibilità.

L’esito, però, non è scontato: il passaggio è ancora aperto e dipende dalle scelte politiche che si compiranno in questi anni. La sostenibilità del processo dipenderà dalle compatibilità sociali e dalla forma con la quale l’umano determinerà la tollerabilità e il grado di libertà connesso.

La fase pandemica che il pianeta sta attraversando spinge, in maniera contraddittoria, verso esiti ancora ambigui. Se da un lato tende a rafforzare la richiesta di una ripresa di ruolo degli stati nazionali (con le relative contropartite a livello di macro-economia e finanza globale) dall’altro spinge ad una inoculazione più profonda della potenza delle tecnologie digitali, accelerando processi di trasformazione delle forme produttive.

La potenza e la logica di cooperazione abilitata dalle tecnologie di rete, inoltre, genera processi di partecipazione, di produzione e di scambio che fanno intravvedere esiti post-capitalistici. Le forme di socialità e solidarietà imposte dalla diffusione del Covid-19 rappresentano un terreno e un banco di prova di nuove idee di cooperazione e solidarietà.

Le forme organizzate della politica, figlie dell’era industriale e in primo luogo i partiti novecenteschi, perdono senso e si sciolgono progressivamente. La potenza dell’auto-rappresentazione d’interessi fa esplodere conflittualità dirette, non mediate dalle forme organizzate della politica classica, forme basate sulla potenza dei flussi comunicativi digitali. I livelli di ricomposizione istituzionale stentano a fornire prassi e modalità risolutive. Le forme del populismo e del sovranismo illudono che sia possibile una risposta regressiva, una risposta, cioè, che ristabilisca un ordine che è già saltato e che è impossibile da riprodurre. Serve una nuova teoria politica adeguata ai processi in atto e che possa generare le nuove forme organizzative necessarie alla fase.

La Transizione, quindi, è un processo ambiguo, in divenire, aperto a una molteplicità di esiti. Nessun percorso è scontato, anche se ne esistono di privilegiati. Un processo caotico ma nel quale emergono alcune regole e prassi, assetti e modelli di organizzazione, grumi di interessi e gruppi sociali che tendono a trasformarsi in nuove classi sociali. Tutti, vecchi e nuovi, cercano rappresentanza e chiedono forme di potere, soggettivo e collettivo, di tipo nuovo.

Riemergono, quindi, necessità organizzative ma non nelle forme precedenti; di lettura complessiva degli interessi in gioco ma non negli schemi novecenteschi; di svelamento delle forme e delle geografie dei poteri che si dissolvono e di quelli che si costituiscono. Di descrizione dei conflitti e delle tendenze che potranno generare.

La Transizione si configura nello scontro sia all’interno del nuovo dominio che tende a configurarsi, sia delle lotte per i nuovi gradi di libertà che individuo e classi subalterne anelano.

È all’interno di questo crogiolo di fenomeni che le vecchie categorie politiche si sciolgono e si ricompongono, prendono nuove forme e possono produrre nuovi slanci. Illusorio risulta voler ricercare una collocazione equidistante dagli interessi materiali diretti che i processi producono. Si lacerano vecchi tessuti sociali e se ne producono di nuovi. Si può scegliere solo da quale parte osservare i processi e quali interessi tutelare.

Noi crediamo che non esista un ponte di comando neutro.

La testata si configura come il luogo di animazione di questa ricerca politico-culturale della sinistra per il XXI secolo. Per farlo, l’impostazione della testata sarà di tipo “partecipativo”.

Per questo lavoro di approfondimento teorico- politico ti chiediamo di contribuire direttamente con la scrittura scegliendo di partecipare a questa fondamentale intrapresa che è provare a conoscere e ad interpretare il presente. 

La direzione della testata sarà affidata a Sergio Bellucci.