Le libertà nell’era digitale
La modifica della forma delle relazioni umane introdotta dalle tecnologie digitali ha di fatto trasformato la percezione e le richieste di libertà che l’umanità aveva ricercato fino ad oggi.
Quello che consentiamo e accettiamo, in termini di controllo sulle nostre vite da parte di grandi multinazionali, non avremmo mai concesso né agli Stati, né a nessun soggetto altro, personale o collettivo. Lo slittamento di questi confini, inoltre, sarà ancora più pervasivo nei prossimi anni.
Quello che ci stanno preparando è un mondo iperconnesso (internet delle cose) in cui gli oggetti dialogheranno su e con noi rendendo ogni nostro gesto, ogni nostro atto, ogni nostra parola, ogni nostra visione, immagine e suono, un elemento accumulato nel grande archivio della rete. I casi dei lavoratori dell’EXPO licenziati perché sostenitori di uno sciopero, di una manifestazione o di una protesta attraverso attività nella rete sono a dimostrarci la qualità del futuro che ci attende.
Oggi il tema di quale libertà potremmo garantirci e che “senso” avrà questa parola in una società che si trasforma in alveare, diviene sempre più urgente. Il paradosso a cui assistiamo è che questa società sembra orientata verso un quadro in cui siano sostanzialmente concessi tutti i comportamenti purché essi siano sotto il controllo di strutture in grado di monitorarli. Le condotte “devianti” restano solo quelli che si pongono il superamento del sistema dei poteri esistenti. Tutti gli altri divengono target di consumo, singoli elementi merceologici a cui garantire merci e servizi. Le libertà in questa era digitale vanno ri-conquistate e garantite anche sotto il profilo di spazi di “non-controllo” digitale oppure, dovremmo pensare e realizzare un modello di tecnologia digitale che non si basa sul controllo di massa.
Possiamo aprire questo capitolo della lotta per la libertà? Per tutte le libertà vecchie e nuove?