Una Transizione verso un’Europa più solidale?
di Luca Lecardane
Il mondo negli ultimi mesi è stato colpito da una pandemia che non ha lasciato alcun tipo di alternativa se non quella di effettuare il lockdown. Ha cominciato la Cina, ha seguito l’Italia, persino paesi che pensavano di lasciare tutto aperto, si sono dovuti arrendere all’evidenza della via da perseguire.
L’Europa è stata colpita in maniera durissima e le economie più deboli come quella dell’Italia e della Spagna, continuano a subire danni enormi dal lockdown.
Una lettera del Presidente del Consiglio Conte, sull’esigenza di un’Europa solidale, ha messo insieme la Francia, la Spagna ed altri 5 stati che hanno chiesto atti concreti: non è più il momento degli egoismi nazionali, o l’Europa è solidale o non è. Come purtroppo era prevedibile, la Germania ed i paesi del centro Europa come l’Olanda hanno risposto inizialmente picche alla richiesta, indicando nel MES (Meccanismo Europeo di Stabilità ESM in inglese) come uno strumento adatto a rispondere a queste esigenze.
Il Mes, lo strumento che si dà soldi agli stati che ne fanno richiesta, ma che al contempo pone delle condizionalità durissime nei confronti dello Stato richiedente, mettendolo praticamente in ginocchio: l’esempio greco è il più lampante ed i danni che ha fatto l’Unione Europea ed il Fondo Monetario Internazionale si riverberano ancora oggi sull’economia di un paese che fa morire i propri abitanti senza cure sanitarie a causa dei tagli apportati. Infatti per poter accedere ai soldi del MES vi sono tre condizioni: attuare un consolidamento fiscale, cioè tagli alla spesa pubblica ; realizzare delle riforme strutturali che dovrebbero stimolare la crescita economica e creare dei posti di lavoro; approvare delle riforme del sistema finanziario. Tali riforme dovrebbero mitigare o eliminare i problemi che hanno messo in difficoltà il paese richiedente, a meno che, come in Grecia, questi non venga strozzato per cui avrà rimesso i conti a posto, ma, dal punto di vista dei servizi ai cittadini e del loro benessere, sarà disastrato.
Ad inizio aprile sembra sia cambiato qualcosa, viene firmato questo documento https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2020/04/09/report-on-the-comprehensive-economic-policy-response-to-the-covid-19-pandemic/ composto di 23 punti in cui vengono indicati una serie di strumenti a sostegno dei paesi più colpiti dalla pandemia: Al punto 15 si indica l’iniziativa della BEI (https://europa.eu/european-union/about-eu/institutions-bodies/european-investment-bank_it Banca Europea degli Investimenti) di creare un fondo di 25 MILIARDI DI EURO a garanzia di investimenti per 200 miliardi di euro con particolare attenzione per le Piccole e medie imprese, peraltro spina dorsale del tessuto economico del nostro paese; al punto 16 si sottolinea come si proponga (n.d.r. anche da questo bisogna comprendere che il documento è stata una proposta non un accordo che è stato posto in discussione il successivo 23 aprile) di far accedere i paesi membri UE ai fondi MES (a cui l’Italia partecipa). Una parte senza condizionalità a patto che servano “…per sostenere il finanziamento interno dell’assistenza sanitaria diretta e indiretta, i costi relativi alla cura e alla prevenzione dovuti alla crisi COVID 19”. Sostanzialmente i paesi potranno accedere a 240 miliardi di euro senza che siano richieste condizioni macroeconomiche particolari, come sottolinea, non un giornale di partito, ma il Financial Times. Il problema dove sta? In realtà le condizionalità potrebbero essere inserite successivamente e questo è scritto alla fine del punto 16; al punto 17 viene indicato nel SURE, con fondo al massimo di 100 miliardi di euro, lo strumento che potrebbe principalmente sostenere gli sforzi per proteggere i lavoratori e l’occupazione, nel rispetto delle competenze nazionali nel campo dei sistemi di sicurezza sociale e alcune misure relative alla salute. Il punto più importante di questo documento è il punto 19, in cui viene indicato nel Recovery Fund lo strumento temporaneo per garantire lo strumento di solidarietà tra paesi Ue.
E’ un primo passo, che si chiamino Recovery Fund, Corona Bond o Eurobond ha poca importanza, ciò che deve essere messo in risalto è il principio che sta dietro lo strumento, la solidarietà tra paesi UE.
Nella riunione dell’Eurogruppo del 23 aprile si è stilato un documento in cui viene ribadito il concetto di solidarietà, si rilanciano le basi per un’economia basata sulla green economy e sul digitale. Più importante di tutto in questo documento è il ribadire che sarà creato il Recovery Fund ed entro il 6 maggio la Presidente della Commissione dovrà fare una proposta.
Un grande passo in avanti è stato fatto, una battaglia è stata vinta. La domanda a cui il documento che uscirà adesso sarà: il recovery fund sarà a fondo perduto oppure un prestito a tasso agevolatissimo da restituire da parte dei paesi che lo utilizzeranno? Oppure sarà insieme le due cose? Anche se dovesse essere un prestito, comunque, esente da quelle riforme e condizionalità previste per il mes, già sarebbe un buon passo in avanti .